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Geriatria e Podologia

Affermare che la vita si è “allungata” sembra riduttivo a una scala metrico - numerica; la realtà è ben diversa, se i parametri di valutazione lasciano statistiche sterili e si basano su delle realtà in origine non catalogabili ma prendono in considerazione dati personali e situazionali individuali per poi leggere quei dati sotto forma di statistiche con delle differenze sostanziali. In Italia, analogamente ad altri Paesi ndustrializzati, si sta verificando una profonda modificazione della struttura demografica della popolazione con una riduzione delle fasce di età più giovani e un progressivo aumento di quelle anziane. A proposito di queste ultime sicuramente immobilità, instabilità, deficit intellettivo, incontinenza sono tutte condizioni che spaventano i pazienti già in età matura, lamentando prima di tutto una possibile non autosufficienza, che spesso, contribuisce da sola, a peggiorare lo stato psicologico individuale su un quadro ingravescente di alterazioni morfo - funzionali fisiologiche dell’organismo. Il nostro scopo è quello di ottolineare un valore aggiunto nella gestione di un paziente geriatrico che discende a monte da una valutazione complessiva da parte di un team multi-specialistico, dando così priorità di intervento a quei pazienti che resentano e/o lamentano uno stato di semi immobilità con dolore acuto ai piedi e, resta tale senza un intervento podologico diretto e immediato. A nostro avviso l’osservazione “ab-initio” delle diverse affezioni podaliche associata ad una valutazione clinica, biomeccanica, posturopedica, baropodometrica e ad un monitoraggio a medio-lungo termine di un’affezione podalica favorisce l’approccio corretto al paziente geriatrico. I casi che portiamo all’attenzione relativi a pazienti con seri problemi di instabilità tale da essere causa addirittura di una semi-immobilità. La Sig.ra V.V. 86 anni si presenta in data 02/05/2012 in accettazione all’IPI (Istituto Podologico Italiano) accompagnata e sorretta dal nipote, curva su se stessa con una deambulazione di tipo bradipo-forme riferendo forti dolori ai piedi che non le consentivano in nessun modo autonomia di marcia. All’esame obiettivo la nostra attenzione si sofferma su una escrescenza con base rotondeggiante e struttura di tipo piramidale che dalla cute rivolge l’apice verso lo spazio libero (lo abbiamo definito in seguito corno cheratosico) localizzata nel primo spazio metatarsale. Decidiamo a questo punto di acquisire maggiori informazioni attraverso l’utilizzo di una semplice pedana baropodometrica, nonostante le difficoltà della paziente a restare immobile sulla pedana, in quanto i carichi pressori che gravano sulla superficie plantare in caso di lesioni vanno ad alterare equilibrio generale del paziente. Si decide di effettuare una escissione del tessuto ipertrofico e azzerare la stratificazione cheratosica. In seguito alle necessarie medicazioni locali, sono state realizzate sia delle ortesi pluri-sottodigitali sia delle ortesi plantari con scarichi selettivi allo scopo di evitare sollecitazioni ulteriori nelle zone di ipercarico. In seguito alle necessarie medicazioni locali, sono state realizzate sia delle ortesi pluri-sottodigitali sia delle ortesi plantari con scarichi selettivi allo scopo di evitare sollecitazioni ulteriori nelle zone di ipercarico. In questo caso il confronto tra gli esami baropodometrici prima del trattamento, e dopo trattamento lascia poco spazio a interpretazioni non corrette. La superficie di appoggio dell’avampiede di sinistra varia da un 34.8% ad un 43.3%, mentre restano invariati i parametri di appoggio totale di 56% a destra e di 44 % a sinistra prima e subito dopo il trattamento (a giustificare il grado di dolenzia che inizialmente persiste anche dopo il trattamento). A questo punto realizziamo uno scarico selettivo nella zona interessata dalla lesione ed ecco che i parametri si modificano. Si rileva per quanto riguarda l’appoggio totale che a sinistra si passa dal 44% al 48% e a destra dal 56% al 52%; anche le percentuali dell’avampiede e del retropiede passano rispettivamente: a sinistra da 34.8% a 40.2% e da 65.2% a 59.8% nel retropiede, ridistribuendo così i carichi e ottenendo un equilibrio eccellente. A destra il carico del retropiede passa da un 63.2% ad un 57.2%, avampiede da 36.8% a 42.8%. Come si può notare ancora una volta numeri cambia la chiave di lettura finale. Si passa da uno stato di semi-immobilità con tutte le conseguenze per il paziente e per i propri familiari ad una semi-autonomia che, se supportata e incoraggiata da una attività motoria, permette al paziente una significativa autonomia di marcia. La comparazione degli esami baropodometrici ha mostrato quanto segue: prima del trattamento podologico il carico destro totale è stato del 49%, di cui nell’avampiede il 63.7% e nel retropiede il 36.3%; mentre a sinistra: il 51% totale con il 75.2% nell’ avampiede e il 24.8% nel retropiede. Dopo il trattamento podologico e scarico selettivo: a destra è risultato il 48% totale, con valori di riferimento nell’avampiede del 54.0% e nel retropiede del 46.0%. A sinistra, il carico percentuale totale è del 52% ripartito tra il 74.4% nell’avampiede e il 25.6% nel retropiede. Una nuova rivalutazione dell’appoggio plantare è stato effettuata a distanza di 7 giorni e i valoririportati sono stati: il 55% a destra con una distribuzione del 60.5% nell’ avampiede e del 39.5% nelretropiede; a sinistra il totale percentuale di carico è del 45%, con valori nell’avampiede del 71.2% e nel retropiede del 28.8%. Come mostrato anche nel caso precedente le percentuali totali di appoggio non hanno evidenziato modifiche sostanziali, diversamente i valori tra avampiede e retropiede hanno mostrato delle differenze: a destra dal 63.7% al 54.% nell’avampiede e dal 36.3% al 46.0% nel retropiede. A sinistra le variazioni non sono state significative, durante l’esame per la valutazione dei carichi pressori i valori pressori sull’avampiede passano dal 75.2% al 74.4% e nel retropiede dal 24.8% al 25.6%. A distanza di una settimana i valori percentuali totali erano: a destra, un carico pressorio totale del 55%, con valori sull’avampiede del 60.5% e sul retropiede del 39.5%; a sinistra un carico pressorio totale del 45% con una percentuale del 71.2% sull’avampiede del 28.8% sul retropiede.

Cosa è accaduto?


Le variazioni sostanziali dopo aver eseguito il curettage podologico sembrano non riportare nessun dato a nostro favore. Poiché il dolore acuto presente cessa, ma resta il dolore cronico che ha bisogno di tempistiche diverse per registrare dati positivi i parametri sopra esposti mostrano in rapporto alla situazione generale del paziente dopo 7 giorni, dati eccellenti sulla ridistribuzione dei carichi pressori con la possibilità per la paziente di camminare senza sostegno e con una postura stabilmente equidistribuita.

Conclusioni


Sottolineando sempre più con forza, che l’inserimento nel team multi-specialistico del podologo ha lo scopo non solo di integrare le reciproche conoscenze e competenze tra diversi professionisti ma anche di apportare un miglioramento significativo che, ampiamente dimostrato, incide sulla qualità di vita dei pazienti stessi. Qualunque siano le manifestazioni patologiche a carico del piede nella senescenza, l’intervento podologico deve costituire una delle strategie terapeutiche imprescindibili attraverso l’educazione sanitaria, attraverso l’informazione corretta sul territorio circa la figura del podologo e come intervento terapeutico in senso stretto. Considerato che i piedi sono il centro nevralgico dell’assetto posturale fisiologico averne cura significherebbe essere responsabile del proprio stato di benessere, stato che rimarca l’importanza della propria salute. Per camminare necessitiamo di piedi non sofferenti.

Mauro Montesi
Docente Corso di Laurea in Podologia,Università La Sapienza di Roma

Silvana De Luca
Podologo AIP

Tratto da www.associazionepodologi.it
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